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Seminario di Aggiornamento e Didassi e di Storia della Fisica – 44° Anno Accademico 14 Febbraio 2012 - Prof. Ennio Iannucci MOTIVAZIONE DELLA SCELTA DEL SEMINARIO L’Anno 2011, trascorso da poco più di un mese, è stato proclamato dalla Comunità Scientifica Mondiale come ANNO INTERNAZIONALE della CHIMICA per ricordare e sottolineare due Eventi del passato di grande rilevanza per la Scienza : La pubblicazione avvenuta il 14 Luglio 1811 sul “Journal de Physique de Chimie…….” del “Mémoire” di Amedeo Avogadro in cui venne formulata, anche se in forma ipotetica, la ben nota “Legge di Avogadro”. e L’assegnazione del secondo Premio Nobel –in Chimica – 10 Dicembre 1911 a Marie Curie nata Sklodowska : Per quanto concerne il primo dei due eventi, la Prof.ssa Lidia Nuvoli di Grinzane (pronipote di Amedeo Avogadro), ha tenuto, nello scorso 43° Anno Accademico dei Seminari, una Conferenza commemorativa sulla Vita e sull’ importante Pubblicazione dello Scienziato Torinese, come alcuni di voi, assidui nella frequenza dei nostri Seminari, ricorderanno. Per commemorare la Vita e l’Opera di Manya Sklodowska-Curie , unica donna al mondo ad essere stata insignita di ben due Premi Nobel, il Comitato Organizzatore dei Seminari, nel predisporre il Calendario del 44° Anno Accademico, nell’ottobre 2011, affidò a me l’incarico di ricordare la figura della Scienziata Polacca che ancora oggi è detentrice di notevoli primati scientifici. I PRIMATI DI MARIE CURIE-SKLODOWSKA Marie Curie n. Sklodowska è l’unica donna al mondo ad aver ricevuto per ben 2 volte l’alto riconoscimento qual è il Premio Nobel assegnato dalla Reale Accademia Svedese delle Scienze. M. Curie fu la prima donna ad insegnare alla Sorbonne, inizialmente come Prof. Incaricato di Fisica sulla cattedra del marito Pierre (tragicamente deceduto nel 1906) e poi come Professore Ordinario dal (1908). Un riconoscimento importante giunse a Marie nel 1903 dalla ROYAL ACADEMY di Londra che le assegnò la “MEDAGLIA DAVY”. Fu la prima donna a ricevere un così grande onore da quella prestigiosa Accademia. L’unica donna dopo Marie che ricevette quel riconoscimento nel 1957 fu Katheleen Lonsdale. Marie fu la prima delle due sole donne a ricevere nel 1904 , “MEDAGLIA MATTEUCCI ” , alto riconoscimento assieme al marito Pierre Curie, la offerto dall’ACCADEMIA NAZIONALE ITALIANA delle SCIENZE a persone illustri del mondo scientifico . L’altra donna ad essere insignita di questa onorificenza , guarda caso , fu sua figlia Irene Curie con il marito Frédéric Joliot. Marie Sklodowska Curie: ( n. Varsavia il 7 Novembre Novembre 1867 – m. Passy in Savoia il 4 Luglio 1934 ) premio Nobel in Chimica nel 1911 con la seguente motivazione : "in in riconoscimento dei suoi servizi all’avanzamento della chimica tramite la scoperta degli elementi Radio e Polonio, per per l’isolamento del Radio e lo studio della natura e dei composti di questo notevole elemento" MANYA SKLODOWSKA nota come ( MARIE CURIE ) 1903 –PREMIO NOBEL IN FISICA assegnato: una metà a ANTOINE HENRI BECQUEREL e una metà divisa tra PIERRE CURIE e MARIA CURIE nata SKLODOWSKA : “The Nobel Prize in Physics 1903 was divided, one half awarded to Antoine Henri Becquerel in recognition of the extraordinary services he has rendered by his discovery of spontaneous radioactivity, the other half jointly to Pierre Curie and Marie Curie, née Sklodowska in recognition of the extraordinary services they have rendered by their joint researches on the radiation phenomena discovered by Professor Henri Becquerel". “Il Premio Nobel per la Fisica 1903 è stato diviso, una metà assegnata ad Antoine Henri Becquerel in riconoscimento dei servizi straordinari che ha reso la sua scoperta della radioattività spontanea, l'altra metà congiuntamente a Pierre Curie e Marie Curie, nata Sklodowska in riconoscimento dei servizi straordinari che ha reso la loro ricerca congiunta sui fenomeni della radiazione scoperta dal professor Henri Becquerel ". 1911 – PREMIO NOBEL IN CHIMICA assegnato a MARIA SKLODOWSKA-CURIE: "in recognition of her services to the advancement of chemistry by the discovery of the elements radium and polonium, by the isolation of radium and the study of the nature and compounds of this remarkable element" "In riconoscimento riconoscimento dei suoi servizi al progresso della chimica tramite la scoperta degli elementi radio e polonio, polonio per l'isolamento del radio e lo studio della natura e dei composti di questo elemento straordinario” Marie Curie fu indubbiamento una delle personalità scientifiche più importanti della fine Ottocento, assieme a H. Hertz, P.Lenard, W.C.Rontgen, H. Becquerel, P. Curie, W.Crookes, J.J. Thomson, E. Rutherford e al. e della prima metà del Novecento con A. Einstein, M. Planck, N. Bohr, W. Heisenberg e altri. A partire dal Seicento, secolo della nascita della “Scienza Moderna”, nel panorama scientifico mondiale ,Marie Curie è stata la sola donna scienziato ad avere un così elevato riconoscimento ufficiale che l’ha resa famosa in tutto il mondo. Cosa di non poca rilevanza se si considera che prima e anche dopo di lei, quasi del tutto sconosciute al grande pubblico, sono le poche donne che portarono un contributo fondamentale alla Scienza. Tra queste ricordiamo : la parigina Gabrielle Emilie Du Chatelet ( 1706 -1749 – fisico che tradusse in francese i Gaetana “Principa” di Newton ), la matematica milanese Maria Agnesi ( 1718-1799), la chimica parigina Marie Anne Pierrette Lavoisier (1758 – 1836 -moglie di A. Lavoisier), la matematica russa Sof’ja Kovalevskaja (1850-1891), matematica francese Sophie Germain (1771-1831), Swan la l’Astronoma Statunitense Henrietta Leavitt (1868-1921) , la matematica tedesca naturalizzata statunitense Amalie Emmy Noether (1882 -1935) e Lise Meitner ( 1878 – 1968 -fisico austriaco, divenuta cittadina svedese dopo il 2° conflitto mondiale, che portò un notevole contributo allo studio della “Fissione Nucleare” collaborando con Otto Hann e il di lui più giovane collega Strassman). Marie Curie fu anche la prima donna che venne ammessa a partecipare ai lavori dei Congressi Solvay, importanti Consessi di Fisica che si tennero a partire dal 1911, ai quali presero parte i più illustri scienziati del tempo. Partecipanti al Conseil Solvay – Bruxelles (30 ott.- 3 nov.) 1911. Seduti (da sinistra a destra): W. Nernst, M. Brillouin, E. Solvay, H. Lorentz, E. Warburg, J. Perrin, W. Wien, M. Curie, and H. Poincaré. In piedi (da sinistra a destra): R. Goldschmidt, M. Planck, H. Rubens, A. Sommerfeld, F. Lindemann, M. de Broglie, M. Knudsen, F. Hasenöhrl, G. Hostelet, E. Herzen, J.H. Jeans, E. Rutherford, H. Kamerlingh Onnes, A. Einstein and P. Langevin. MA CHI ERA MANYA SKLODOWSKA meglio nota come M.me CURIE ? TILSIT : Pontone galleggiante sul fiume MEMEL - lo Zar ALESSANDRO I sottoscrive con l’Imperatore NAPOLEONE BONAPARTE il Trattato di Tilsit ( 7 Luglio 1807 ). Con il Trattato di TILSIT stipulato tra Napoleone Bonaparte e lo Zar Alessandro I ( 7 luglio 1807) e tra Napoleone e Re Federico Guglielmo III di Prussia ( 9 luglio 1807 ), all’Impero francese venne assegnato una buona parte del territorio polacco. Napoleone Bonaparte allora vi costituì il Ducato di Varsavia (1807) affidandolo alla guida di Re Federico Augusto I di Sassonia , suo alleato. Cinque anni dopo, con il fallito tentativo francese di invasione della Russia (1812 - 1813), il Ducato venne occupato da Russi e Prussiani che lo governarono sino al 1815. Con la definitiva sconfitta di Napoleone Bonaparte e la caduta dell’Impero Francese , nel Congresso di Vienna (1815) si decise la spartizione della Polonia Russia. A quest’ultima (Russia) toccò quasi interamente l’ex tra Austria – Prussia e Ducato di Varsavia che era stato trasformato in Regno di Polonia. L’occupazione Russa causò numerosi tentativi di rivolta della popolazione polacca che vennero soffocati nel sangue , con deportazioni in Campi di Prigionia e nella lontana Siberia. Alla Rivolta del 1830 in Varsavia prese parte Jozef Sklodowski ( nonno di Manya, meglio nota come M.me Curie). Jozef fu catturato dai Russi, deportato in un campo di prigionia e costretto a percorrere a piedi nudi 220 Km. Durante il tragitto perse 18 Kg e riportò dolorose piaghe ai piedi da cui fu segnato per tutta la vita. Jozef Sklodowski, che apparteneva a una famiglia di contadini benestanti, aveva frequentato l’Università di Varsavia e si era laureato in Chimica e Fisica, materie che insegnò, dopo peripezie varie, al Liceo di Lublin di cui divenne Direttore. Il figlio di Jozef, Wladyslav Sklodowski ( papà di Manya) era stato costretto invece a studiare all’Università di San Pietroburgo poichè , a causa della Rivolta del 1830, le Università polacche erano state chiuse. Si laureò in Matematica e Fisica e fece ritorno in Varsavia dalla Russia subito dopo la Laurea dedicandosi all’insegnamento, prima nella scuola privata della centrale via Freta e poi nel Ginnasio dislocato nella periferica via Nowolipki, dove nel 1868 ebbe l’incarico di Vice Ispettore. Wladislao sposò nel 1860 anch’essa da una Bronislava Boguska, una donna molto attraente proveniente numerosa famiglia di signorotti ( sei figli), suo padre Felice Boguski apparteneva a quella piccola nobiltà terriera molto diffusa in Polonia ma non così ricca da poter vivere di rendita, perciò, per poter mantenere dignitosamente moglie e figli, amministrava i beni di famiglie più potenti della sua. Bronislava, tra tutti i figli, era quella “dotata dotata di un maggior senso di responsabilità e di una viva intelligenza “. Ella aveva ricevuto un’eccellente istruzione nell’Istituto Femminile Privato di via Freta in Varsavia diventando a sua volta , in quella stessa scuola, prima Insegnante e poi Direttrice. Era una donna di straordinaria bellezza, di buona famiglia, religiosa, attiva, musicista (suonava il pianoforte), cantante, e insegnante, ricca dunque di tante virtù ma con pochi soldi. Gli sposi Sklodowski, dopo il loro matrimonio, si sistemarono in un alloggio annesso alla Scuola di via Freta, spettante di diritto alla Direttrice e qui nacquero tutti e cinque i figli : Zofia ( Zosia) nel 1862 . Jozef (Giosio) nel 1863, l’anno della seconda sanguinosa rivolta polacca che per diciotto mesi vide i rivoltosi di Varsavia armati di forconi, falci e randelli resistere strenuamente prima di capitolare di fronte al meglio equipaggiato esercito russo. Dopo la resa della città, inevitabili furono le deportazioni in Siberia, e un massiccio insediamento di poliziotti, professori e funzionari russi fu inviato dallo Zar Alessandro II per sorvegliare i Polacchi, perseguitare la loro religione (cattolica), interdire giornali e libri sospetti, abolire progressivamente la loro lingua nazionale, in altri termini, “uccidere l’anima di un popolo”. Nel 1865 nacque Bronislava ( Bronia). nel 1866, Helena ( Hela ) Correva l’anno 1867, l’anno in cui K. Marx pubblicò il “ Capitale”, Alfred Nobel brevettò la Dinamite e in Italia il Governo del neo costituito Regno presieduto da Cavour imponeva la soppressione di corporazioni, ordini e congregazioni religiose ( ne furono chiuse ben 25.000), quando il 7 Novembre venne alla luce Manya . All’ultima arrivata, coccolata da tutti, in famiglia venivano affettuosamente attribuiti vezzeggiativi vari come : (Manlusya) , (Arsiupesio) a seconda delle circostanze. Zosia – Hela – Manya – Giosio - Bronia INFANZIA TRA SPENSIERATEZZA ED EVENTI LUTTUOSI Come tutti i bambini di una normale famiglia, gli Sklodowski dedicavano parte della giornata al gioco oltre al tempo necessario per la loro istruzione, impartita prevalentemente dagli stessi genitori. Nel 1868, quando il Professor Wladislao ricevette l’incarico di Vice-Ispettore del Ginnasio maschile gestito dal Governo Russo, si rese necessario lo spostamento di tutta la famiglia dalla centrale via Freta alla periferica via Nowolipki . Non vi era alcun dubbio sul fatto che la carriera del marito avrebbe avuto la precedenza su quella della moglie. “Convinzione comune dell’epoca era quella secondo cui le donne non erano attrezzate nè fisicamente né mentalmente per entrare a far parte della forza lavoro, quindi esse erano relegate al ruolo di mogli e di madri impegnate soprattutto nei nei doveri domestici e nella crescita e nell’educazione dei figli “. La Signora Boguski-Sklodowska, fu costretta così, suo malgrado, a lasciare l’ Istituto di via Freta , abbandonare il suo lavoro di Direttrice e a rinunciare al relativo compenso. La nuova posizione del marito Wladislao garantiva a sé e alla sua famiglia un appartamento annesso al Ginnasio e anche un “decoroso” stipendio. Inizialmente la Signora Bronislawa tentò di conciliare il doppio ruolo di Direttrice dell’Istituto di via Freta e di mamma in via Nowolipski facendo la pendolare tra periferia e centro, ma il suo fisico indebolito dopo il parto di Manya e le responsabilità che comportavano i due ruoli finirono col minare profondamente la sua salute per cui dovette rinunciare alla funzione di Direttrice per assolvere all’importante compito di “Mamma”. La rinuncia all’incarico direttivo e al relativo stipendio, comportò per la famiglia un disagio finanziario e Bronislava , per alleviare il danno economico, si rimboccò le maniche e iniziò un nuovo umile lavoro svolto in casa , quello del “calzolaio” ( riparava e realizzava scarpe per sé e per i suoi familiari, ma all’occasione lavorava anche per terzi ). Nella casa di via Novolipki Manya trascorse dunque i primi anni della sua fanciullezza giocando alla guerra con suo fratello Giosio e con le sorelle e quando, esausta per le energie dissipate nelle finte azioni di attacco, si rannicchiava vicino alla madre in cerca di qualche carezza, puntualmente veniva tenuta a debita distanza quasi sempre con una scusa. La Signora Bronislava, dopo il parto di Manya, aveva contratto la “tubercolosi” e perciò evitava accuratamente il contatto stretto con i figli per timore che ne venissero contagiati. Della malattia della loro mamma i bambini non sapevano molto, la Signora Sklodowska infatti riusciva a mascherare molto bene il suo precario stato di salute vestendo sempre in maniera impeccabile ed elegante in modo da apparire una donna in perfetta salute. Utilizzava però, per la sua persona, piatti, bicchieri e posate rigorosamente separati da quelli del resto della famiglia. Di tanto in tanto brevi e secchi colpi di tosse rimbombavano nella stanza dove lei si isolava e, quando ciò “Di accadeva, accadeva, il volto del Professor Wladislao diventava cupo e pensieroso”, pensieroso e i bambini, prima di andare a letto, recitando le preghiere intercalavano l’invocazione : “Signore Signore dai la salute alla mamma”. mamma La piccola “Manya” crebbe perciò prevalentemente sotto la guida delle sorelle maggiori “Zosia” e “Bronia”che assumevano nei suoi riguardi ruoli a volte di “mamma” e a volte di “maestra”. Come alunna della sorella maggiore Zosia , Manya imparò precocemente a leggere essendo dotata di una formidabile memoria e sbalordì i genitori quando a soli quattro anni, strappato dalle mani di Bronia un libro, lesse speditamente alcune righe di un brano che a stento era stato sillabato dalla sorella più grande, causando la conseguente reazione di quest’ultima. Una bimba di poco più di quattro anni ammirava incuriosita suo padre che puntualmente, una volta alla settimana, estraeva da una vetrina e puliva accuratamente gli strumenti del suo lavoro : “un barometro di precisione, tubi di vetro, bilance, campioni di minerali, un elettroscopio a fogli d’oro ….” . Una bambina che precocemente leggeva e ripeteva quanto era scritto sulla vetrina : “ap apap- papa-recrec-chi di fiche strano nome”. fi-sisi-ca” ca e ripeteva tra sé “che nome Nel 1871, quando Manya aveva all’incirca 4 anni, la signora Bronislawa cominciò a manifestare un forte dimagramento causato dalla sua malattia e i medici che la visitarono, consigliarono il Prof. Wladislao di ricoverarla in una casa di cura. La medicina ufficiale dell’epoca per questa malattia consigliava un lungo soggiorno, in località o di mare dal clima mite, o in montagna dove l’aria era ritenuta salubre, con l’obbligo di osservare riposo assoluto e la raccomandazione di assumere una buona dose di acque curative. Si era ancora ben lontani dal 1880, anno in cui il bacillo della tubercolosi fu isolato da Koch. La signora Bronislava a malincuore, accompagnata dalla figlia maggiore Zosia che non si mostrò per nulla entusiasta di quel trasferimento, partì alla volta di Nizza città dal clima marino idonea per curare la sua malattia; fece ritorno in Patria poco più di un anno dopo, nel 1873, quasi irriconoscibile per l’avanzare del male . E poiché i guai non vengono mai da soli, in quello stesso anno alla riapertura delle scuole Wladislao trovò il suo stipendio dimezzato, l’alloggio requisito ed anche la revoca della sua nomina a vice-ispettore, per cui si rese necessario trasferire la famiglia in un nuovo appartamento che il Professore, per riuscire a mantenere dignitosamente la moglie malata e i figli, adibì a “pensionato” in cui dava ripetizioni ai giovani studenti ospitati. . Nel 1876 uno dei ragazzi che alloggiavano in casa Sklodowski contagiò di tifo Bronia e Zosia , la più giovane delle sorelle riuscì a guarire ma per la maggiore (Zosia) non ci fu scampo, morì e sua madre ammalata, non potendo seguire di persona il funerale, diede il suo addio alla figlia guardando dalla finestra di casa la bara che lentamente si allontanava. Manya, con la scomparsa di Zosia aveva perso la sorella che la faceva sognare, che le raccontava storie fantasiose e ora, temendo anche per la malferma salute di sua madre, pregava il Signore perché la facesse guarire, ma inesorabilmente due anni dopo, il 9 di maggio del 1878, il male portò via la signora Bronislawa lasciando nello sgomento la piccola Manya. Privata della tenerezza materna, privata della protezione e dell’affetto della sorella maggiore, la bambina poco più che undicenne fu presa dallo sconforto e la sua Fede in Dio cominciò a vacillare. Ella infatti riteneva Dio responsabile di averle sottratto i beni più preziosi che aveva al mondo. ADOLESCENZA E STUDI Le disgrazie abbattono ma al tempo stesso temprano il carattere delle persone e l’adolescente Manya finì col legarsi sempre di più agli altri membri di famiglia, in particolare al suo adorato papà Wladislao, che a giusta ragione andava fiero dei suoi meravigliosi figli i quali , nonostante le mille difficoltà della vita quotidiana, si erano portati avanti con onore negli studi. Bronia aveva concluso il Ginnasio guadagnandosi la medaglia d’oro per i meriti scolastici. Giosio, terminato il Ginnasio maschile dove si era distinto anche lui per i lusinghieri risultati ottenuti, si era iscritto a Medicina ( alcuni anni dopo, diventerà un bravissimo Medico). Manya accedeva al Ginnasio e si accingeva a condividere quel percorso di studi con compagne di classe di varie nazionalità (polacche–russe – tedesche …) e anche di diverso credo religioso (ebree- ortodosse- protestanti, cattoliche…....). Hela invece frequentava la scuola annessa al “Pensionato Sikorska “. Manya - Wladislao Sklodowski – Bronya - Hela 12 GIUGNO 1883 La data del 12 giugno 1883 segnò la fine degli studi di scuola secondaria per Manya che si conclusero anche per lei con la medaglia d’oro per meriti scolastici. In quegli anni della dominazione russa, l’accesso all’Università era interdetto alle donne che, per completare la propria formazione, erano costrette a seguire, clandestinamente, corsi volanti organizzati qua e là da professori patrioti polacchi (una specie di Università popolare non riconosciuta) o, se disponevano di una certa agiatezza economica, potevano recarsi all’estero, prevalentemente a Parigi ( città sognata da molte giovani polacche ). Gli studi erano dunque terminati e Manya, su consiglio del Padre, si recò dagli zii in una tenuta di campagna per trascorrervi una specie di periodo sabbatico, per riposarsi, riflettere e decidere quale carriera scegliersi per il futuro. Tra feste, passeggiate, corteggiamenti vari e ore dedicate al ricamo, la giovane Sklodowski trovò il tempo per impartire lezioni private e di guadagnarsi un discreto gruzzolo che riuscì, nonostante alcune spese personali , a mettere da parte quasi interamente. Ospite dello zio Zilao Sklodowski ( che aveva preso parte alla rivolta del 1863 e che, dopo un lungo esilio in Provenza, era rientrato in Patria ed esercitava la professione di Notaio a Skalbmierz ) nell’inverno del 1883 Manya imparò anche a cavalcare. Ma dopo quasi quattordici mesi di spensieratezza venne il tempo di rientrare nella sua Varsavia per ritornare al fianco dell’ amatissimo papà, delle sorelle e del fratello. Un nuovo alloggio, più piccolo e più modesto di quello abitato in precedenza l’attendeva, ma senza l’ingombro dei giovani pensionati, una casa accogliente dove regnava il calore e l’affetto di una famiglia che si riuniva puntualmente una volta alla settimana per un the fumante e per dedicarsi all’ascolto di brani letterari e poesie letti dal signor Wladislao in lingua polacca. Poveri ma pieni di ardire i giovani Sklodowski cercavano di riscattarsi da quella situazione di povertà offrendo prestazioni didattiche e mettendo le loro conoscenze a disposizione di rampolli che incontravano difficoltà negli studi e il più delle volte anche poco motivati agli studi stessi. UN PROGETTO PER IL FUTURO – GRANDI SACRIFICI LA LAUREA Nella seconda metà dell’Ottocento l’’Europa era pervasa dal pensiero filosofico positivista di Auguste Comte e di Herbert Spencer. Manya e sua sorella Bronia vi aderirono , fiduciose nel progresso scientifico e nell’applicazione del metodo scientifico a tutte le sfere della conoscenza e della vita umana. Fu in quel clima di ottimismo che, con slancio di generosità, Manya operò un importante gesto di amore verso la sorella. Ella era a conoscenza delle segreto desiderio di Bronia di poter continuare gli studi iscrivendosi a Medicina, ma , al tempo stesso, era anche consapevole della non florida situazione economica familiare, decise perciò di mettere a disposizione della sorella i suoi risparmi, sicura che sarebbero stati sufficienti almeno per sostenere le spese del viaggio e per il mantenimento agli studi in Parigi per un anno. Si costituì così un importante sodalizio tra le due sorelle ( è il caso di dire che l’unione fa la forza ). Manya aiuterà Bronia consentendole, anche con il contributo paterno, di studiare Medicina a Parigi e quando Bronia si sarà sistemata in quella città la raggiungerà fruendo a sua volta dell’aiuto della sorella per realizzare il suo sogno, intraprendere gli studi scientifici seguiti da suo padre. Bronia partì per la Capitale Francese in compagnia dell’amica Maria Rakowska e giunta nella grande città trovò sistemazione, secondo le sue modeste possibilità economiche, nel povero quartiere latino. Manya, determinata nel voler sostenere economicamente la sorella si cercò un lavoro come Istitutrice per 500 rubli l’anno a Szczuki nel Governatorato di Plock , 100 Km a nord di Varsavia, presso una nobile famiglia il capo della quale amministrava i beni dei principi Zartoriski. A Szczuki, nei momenti di riposo dai suoi faticosi impegni di precettrice, la signorina Sklodowska dedicò prevalentemente buona parte del suo tempo libero alla lettura. Convinta positivista, Manya lesse in lingua francese “La Sociologia” di Spencer, per mantener vivo l’interesse per la Scienza il 1° volume della “Fisica” di Daniel e nella lingua russa “Le lezioni di anatomia e fisiologia “ di Paul Bers. ( Leggeva e parlava correntemente diverse Lingue ). Giunse intanto l’Autunno del 1891 e Manya che aveva messo da parte una discreta somma, tanto quanto bastava per affrontare il viaggio per Parigi e per far fronte alle spese del suo mantenimento nella capitale francese, comunicò, dopo tentennamenti ed esitazioni varie, con lettera del 23 settembre a sua sorella Bronia ( che intanto si era laureata e sposata con il medico di origine polacca Casimiro Dluski) di essere pronta a raggiungerla, “abbandonando abbandonando l’oscurità e la meschinità di giorni monotoni ed uguali per andare incontro alla luce e a una vita immensa”. immensa” Manya scelse a malincuore di lasciare la sua amata Polonia, ma lo fece non solo per amore verso la Scienza ma anche perché aveva subito una profonda delusione amorosa. Si era innamorata del giovane Casimiro il figlio maggiore della famiglia che la ospitava e da questi era stata corrisposta . Tuttavia l’unione dei due giovani fu apertamente osteggiata dai genitori di lui che ritenevano il partito della precettrice non all’altezza del loro status sociale. La delusione indusse Manya ad accelerare la sua partenza . Giunta a Parigi la giovane Manya s’ iscrisse alla facoltà di Scienze della “Sorbonne” (novembre 1891) e trovò sistemazione in un quartiere che evoca in noi lo scenario della Bohéme di Puccini. Una vita piena di stenti e di sacrifici, sopravvivere miseramente con soli 40 rubli al mese. Nel 1893 giunse però la prima grande vittoria, MANYA ottenne il 1° posto alla Licenza in Scienze Fisiche e poi il secondo posto alla Licenza in Scienze Matematiche nel 1894 . MANYA INCONTRA L’UOMO DELLA SUA VITA Conseguite le due Licenze la giovane polacca non si accontentò del successo ottenuto. Era suo vivo desiderio tenersi al corrente delle ultime novità scientifiche, e per soddisfare questa sua esigenza, prese a frequentare la Società di Fisica di Parigi dove periodicamente venivano tenute le Comunicazioni di illustri Scienziati relative alle loro più recenti ricerche. Pierre Curie, Professore già affermato e noto per i suoi studi sulla piezoelettricità e per aver realizzato importanti strumenti scientifici, di otto anni più grande della giovane Manya, notò la presenza alle riunioni della bella e vivace ragazza polacca e ne fu attratto. Pierre tentò un approccio con lei facendole pervenire la sua più recente pubblicazione scientifica : “Sulla simmetria nei fenomeni fisici – Simmetria d’un campo elettrico e d’un campo magnetico” Nella prima pagina vi era scritta la dedica : “Alla Alla Signorina Sklodowska , col rispetto e l’amicizia dell’autore” Pierre Curie. Pierre fece poi visita a Marie che lavorava nel laboratorio del Prof. Lippmann occupandosi delle proprietà magnetiche degli “acciai” per conto della Società per l’incoraggiamento dell’Industria Nazionale e chiese di poterle ricambiare la visita. Manya allora gli diede il suo indirizzo ( Rue des Feuillantines ) e lo ricevette nella modesta stanza del sottotetto dove viveva, alquanto mortificata per lo stato di povertà in cui versava. Ma fu proprio quell’ambiente cupo e modesto a far rifulgere maggiormente la bellezza della giovane polacca che per l’occasione aveva indossato un vestito di raso lucido alquanto consunto. Pierre s’innamorò di Manya , non solo per la sua bellezza fisica ma soprattutto per la vivacità intellettuale della ragazza. Dopo un breve corteggiamento fatto di inviti, di momenti trascorsi insieme e di conoscenza delle rispettive famiglie , i due presero la decisione di unirsi in matrimonio. Un matrimonio senza abito bianco per la sposa, né anello d’oro, ( Pierre era un libero pensatore e Marie né pranzo di nozze, e nemmeno cerimonia religiosa, da tempo non era più praticante) diremmo oggi un matrimonio civile celebrato presso il Municipio di Sceaux alla presenze di pochi intimi. Niente Notaio in quanto gli sposi non avevano nessun’altra proprietà al di fuori di due nuove biciclette acquistate qualche giorno precedente il matrimonio. “Niente indifferenza, indifferenza, curiosità curiosità, osità, invidia, invidia, sentimenti quasi sempre presenti in tutte le celebrazioni convenzionali, ma solo la gioia di stringere forte il braccio del suo compagno e di cercare il suo sguardo luminoso e raggiante”. Correva l’anno 1895. e i giovani sposi partirono per un inconsueto viaggio di nozze con le loro biciclette alla scoperta della ridente campagna francese. Pierre e Marie avevano dunque costituito una coppia che, nonostante alcuni economici da affrontare , discuteva e si scambiava problemi idee e congetture su argomenti scientifici di altissimo livello che appassionavano entrambi. Una vita familiare fondata sull’ amore, sulla stima reciproca , sull’armonia e su interessi comuni. Ma non passò molto tempo che le dolci effusioni amorose, pur continuando ad essere presenti, passarono quasi in second’ordine per lasciare il posto a un lungo e impegnativo lavoro. Dopo quasi due secoli di studi condotti sui cosiddetti “bagliori” , iniziati nel Seicento, con una fortuita osservazione di Jean Felix Picard nell’agitare casualmente un barometro a mercurio, proseguiti poi da Francis Hauksbee senior, Michael Faraday, Heinrich Daniel Ruhmkorff, Johann Wilhelm Heinrich Geissler, Julius Pluker, Johann Wilhelm Hittorf, Cromwell Varley, William Crookes ciascuno dei quali realizzò nuovi apparecchi e strumenti d’indagine contribuendo a migliorare lo studio della genesi, della propagazione e delle proprietà dei “bagliori”, nel 1876 Eugen Goldstein chiamò la radiazione uscente dal Catodo e diretta linearmente verso l’anodo, perpendicolarmente alla superficie del Catodo in un tubo a vuoto, “Kathoden Stralhen” (Raggi Catodici). L’interpretazione della natura dei Raggi Catodici divise la Comunità Scientifica tra sostenitori della Teoria Corpuscolare (scuola inglese : Varley – Crookes – J.J. Thomson e al. ) e sostenitori della Teoria Ondulatoria ( scuola tedesca : Goldstein - Hertz – Lenard e al. ). Numerosi furono gli esperimenti che vennero condotti da una parte e dall’altra per dimostrare la validità delle rispettive Tesi . Tra il 1883 e il 1891 ( alcuni anni prima della sua prematura scomparsa avvenuta nel 1894 a soli 37 anni) H. Hertz eseguì prove del tipo “ Esperimenta crucis”. Partendo dall’ipotesi sostenuta dalla scuola inglese secondo cui la radiazione catodica doveva essere costituita da particelle cariche di elettricità negativa, Hertz sosteneva che le singole particelle avrebbero dovuto muoversi nello spazio secondo leggi le quali stabilivano che la traiettoria di un corpo elettricamente carico doveva subire una determinata deflessione nell’attraversare un campo elettrico. Sarebbe stato dunque sufficiente far passare i raggi catodici attraverso un campo elettrico e misurare la deflessione per essere in condizioni di decidere a favore o contro l’ipotesi corpuscolare. I risultati sperimentali di Hertz evidenziarono la non osservabilità della deflessione prevedibile a partire dalla teoria corpuscolare e ciò rafforzò la propensione del tedesco per la teoria ondulatoria. Phillip Eduard Anton von Lenard (1862-1947), assistente di Hertz a Bonn, dimostrò poi che, interponendo sulla traiettoria dei raggi (che si propagavano in un tubo di vetro in cui era stato fatto il vuoto) un foglio di alluminio, dello spessore di circa 3 µm, la luminescenza sul vetro continuava a manifestarsi. L’attraversamento di materia solida da parte dei Raggi segnava un altro punto a favore della ipotesi ondulatoria. Nel 1891 Lenard sostituì con un foglio di alluminio la parete di vetro del tubo opposta al catodo e constatò che la luminescenza si manifestava anche al di fuori del tubo, nell’aria, fino a un pollice di distanza. Grazie a questa finestra, detta di Lenard, egli poté trasferire i raggi catodici dal tubo di scarica a una camera adiacente e sottoporli a nuove prove. Dall’altra parte della Manica J.J. Thomson nel 1894 riuscì a misurare sperimentalmente la velocità dei Raggi . Trovò come valore di v = 200 Km/s < c = 300.000Km/s (velocità della luce nell’ aria) . Poiché (v) risultava circa 1600 volte minore di (c) dedusse che i Raggi non potevano essere onde ma dovevano essere corpuscoli. Nel 1895, J. Perrin progettò ed eseguì un esperimento destinato a dare una svolta definitiva all’accreditamento presso la Comunità Scientifica della Teoria Corpuscolare. Egli introdusse all’interno dell’anodo B (che in questo caso funzionava come una gabbia di Faraday) un collettore di carica F (posto in una regione priva di carica) collegato, tramite il sostegno isolante D, ad uno strumento in grado di rilevare la presenza di carica elettrica. Perrin osservò che i raggi emessi dal catodo C entravano nell'anodo B attraverso il foro H, alcuni di questi raggi venivano catturati dal collettore di carica F collegato all’elettrometro che segnalava l’ acquisizione di carica elettrica. Se i Raggi fossero stati particelle cariche, deflettendoli opportunamente con un campo magnetico in modo da non farli entrare più nel cilindro cavo F, l’elettrometro non avrebbe segnalato più la presenza di carica elettrica. E’ quanto Perrin poté constatare. Questa brillante prova fu però inficiata da una circostanza estremamente sfortunata che con il senno di poi , oggi possiamo spiegare così : il collettore era costituito di un metallo che, colpito da particelle ad alta velocità, emetteva più elettroni di quelli assorbiti e ciò rendeva il metallo carico positivamente. Questo fatto creò una qualche confusione in merito alla natura negativa dei Raggi Catodici che all’epoca non si riuscì a risolvere. Furono necessarie dunque altre prove, e in questa direzione vennero indirizzati gli esperimenti di Rontgen. L’otto Novembre del 1895 Rontgen (allievo di Lenard) rifece gli stessi esperimenti eseguiti dal “Maestro” sulla Radiazione Catodica osservando in ogni dettaglio le indicazioni da lui fornite. Egli disponeva in Laboratorio di svariati tubi,di Crookes, Hittorf e Lenard e di una strumentazione d’avanguardia, una bobina d’induzione capace di generare 8 impulsi al secondo, di circa 30.000 volt. Tra le altre cose, Rontgen aveva nel suo Laboratorio anche lastre ricoperte di varie sostanze, in particolare una di cartone, montata su un telaio di legno distante alcuni metri ( più di 2m) dall’apparato sperimentale, sulla quale era incisa la lettera “A” verniciata con platinocianuro di bario, un composto in grado di far risaltare gli effetti della fluorescenza. Mentre era intento ad osservare un qualche fenomeno provocato dai Raggi Catodici utilizzando un tubo di Crookes-Hittorf schermato con cartone nero per oscurare completamente l’apparato (Rontgen era daltonico, perciò cartone nero), si a differenza di Lenard che utilizzava fogli di Stagno e Piombo preferì utilizzare accorse che ad ogni scarica di raggi catodici, la lettera ricoperta di platinocianuro di bario si illuminava di una fluorescenza molto intensa. A questo punto la sua attenzione si spostò dai Raggi Catodici a questo nuovo strano fenomeno e cercò di studiarlo spostando la lastra in varie posizioni e ponendola anche in condizioni sperimentali diverse tra loro. Ciò che Röntgen dedusse dalle sue osservazioni, fu che quel fenomeno doveva essere provocato da una radiazione misteriosa che chiamò “Raggi X”. Questa radiazione invisibile proveniva dal tubo a vuoto e, oltre ad essere capace di impressionare lastre fotografiche ed avere un potere di penetrazione fino a quel momento ignoto, era in grado di attraversare il cartone nero (opaco per ogni altra luce nota, compresi i raggi ultravioletti) che schermava il tubo medesimo fino a provocare la fluorescenza di una lastra posta a oltre 2 metri dal tavolo di lavoro. Röntgen: rilevò poi varie altre proprietà : i Raggi X ionizzavano i gas , scaricavano l’elettroscopio, non venivano deviati dai campi magnetici ed elettrici, si propagavano in linea retta come la luce anche se non davano luogo a tutti i fenomeni manifestati dalla luce stessa. Ma la cosa che lo colpì maggiormente fu appunto lo straordinario potere di penetrazione di quei raggi che variava con la natura del corpo attraversato. Fece quindi diverse prove utilizzando i materiali che aveva a disposizione nel Laboratorio. Tra tubo e lastra interpose fogli di carta di un libro, un pezzo legno, e vide che questi corpi venivano attraversati dai raggi, altri, come il platino ed il piombo, li fermavano. Mise tra tubo e lastra la sua cassetta di legno contenenti i pesi della bilancia e riuscì a vederli all'interno della cassetta, mise anche il suo fucile da caccia e scoprì che nella canna di ferro vi era un'imperfezione. Gli venne naturale interporre anche la mano e poiché sullo schermo compariva la radiografia della medesima fu preso da agitazione e al tempo stesso curiosità. I raggi X riuscivano a penetrare la carne ma non le ossa ed anche i vari tessuti mostravano trasparenze diversamente sfumate. Röntgen allora per rendere pubblica la sua scoperta pensò di utilizzare le lastre fotografiche. Sostituì infatti la lastra ricoperta di platinocianuro di bario con una lastra fotosensibile ed ottenne risultati superiori ad ogni aspettativa. A ricordo e testimonianza di quella scoperta impressionò una lastra fotografica con la radiografia delle ossa della mano di sua moglie Berthe Ludwig, destinata a rimanere famosa nella Storia della Fisica. “ Ho fotografato le ossa della mano e un gruppo di pesi rinchiusi nella loro cassetta”, affermò e aggiunse : “Queste immagini di cose invisibili colpiscono profondamente l’immaginazione”. Comunicò alla Comunità Scientifica la sua scoperta , inviando alla Società Fisico-Medica di Wurtzburg un primo resoconto delle sue osservazioni. ( W.C. Rontgen , Sitzber, physik-med.. Ges. Wurtzburg, 137 Déc. 1895 ) In breve tempo la notizia della scoperta (che deliberatamente Rontgen non volle brevettare in quanto la riteneva patrimonio dell’umanità ) divenne di dominio pubblico e venne diffusa dalla Stampa di tutta Europa. Numerosi furono gli Ospedali che si munirono di lì a poco di un apparato a Raggi X e il Kaiser di persona volle assistere a dimostrazioni relative all’utilizzo di quella misteriosa radiazione. Per questa sua scoperta Rontgen fu il primo “Premio Nobel” per la Fisica nel 1901. Egli devolse il premio all’Università di Wurtzburg perché con quei soldi potesse finanziare la Ricerca. Intanto la radiografia della mano di Berthe Ludwig-Rontgen venne inviata in Francia ai Medici Paul Oudin e Toussaint Barthélémy che , tramite Arséne d’Arsonval ( Accademico) , la proposero per una visione e relativa discussione all’Accademia delle Scienze di Parigi. (*) Il 20 Gennaio 1896 il quarantaduenne francese Henri Poincaré, al quale Rontgen aveva inviato copia del suo articolo, tenne à l’ Acadèmie des Sciences de Paris una comunicazione proprio sulla scoperta dei Raggi X . Alla conferenza era presente H. Becquerel che mostrò vivo interesse per quell’argomento. Nel corso del dibattito che seguì la Comunicazione, Becquerel pose a Poincarè varie domande tra cui una specifica su quale fosse il punto di emissione dei misteriosi Raggi X. Poincaré gli rispose con le stesse parole di Rontgen tratte dall’articolo in discussione : “ E’ sicuro che il luogo della parete in cui è più viva la fluorescenza debba essere considerato come il centro principale da cui i Raggi X vengono irradiati in tutte le direzioni”. I Raggi X dunque venivano dunque emessi dal punto di impatto dei Raggi Catodici con il vetro del tubo e mostravano proprietà straordinarie : riuscivano ad attraversare il cartone nero ed altri materiali fra i quali i tessuti della mano anche se in modo sfumatamene differenziato, rendevano fluorescenti i cristalli di Platino- Cianuro di Bario, riuscivano a impressionare le lastre fotografiche. Becquerel si chiese allora se vi fosse un legame tra Raggi X e Fluorescenza, e se altre sostanze fluorescenti, oltre al platinocianuro di Bario, fossero in grado di produrre Raggi X. Nel condurre una dettagliata ricerca in questa direzione, Henri Becquerel fu favorito dalla sorte. Suo nonno Antoine- César Becquerel durante un viaggio a Venezia era rimasto affascinato dallo spettacolo offerto dalla Laguna luminescente per effetto del plancton (alghe e microrganismi fosforescenti). Incuriosito dal fenomeno, A.C. Becquerel decise di saperne di più e finì col diventare collezionista di minerali fosforescenti , nonché un profondo studioso e conoscitore del fenomeno stesso. Alexandre-Edmond Becquerel, padre di Henri, Accademico di Parigi, continuò gli studi del padre su questo fenomeno e fu tra i massimi esperti dell’epoca in quella materia. I corpi ai quali rivolse maggiormente la sua attenzione e dedicò le sue ricerche furono i sali di uranio , che possedette in discreta quantità. Egli aveva realizzato, tra le altre, anche un fosforoscopio, uno strumento per misurare l’intensità e la durata della fosforescenza, grazie al quale confermò che la fluorescenza, scoperta da Stokes nel 1852, altro non era se non una fosforescenza di breve durata. Fosforoscopio di Alexandre- Edmond Becquerel Tra Febbraio e Maggio 1896, Henri Becquerel (Professore di Fisica nella Scuola annessa al Museo di Scienze Naturali di Parigi, dove si trovavano numerosi campioni di minerali donati soprattutto da suo nonno e da suo padre) condusse ricerche per verificare se le sostanze fluorescenti emettessero Raggi X . Non fu il solo a fare esperimenti in quella direzione. Charles Henry, G.H. Nieweglowskj, L. Troost e Arsen d’Arsonval fecero anch’essi dei tentativi, ma tutti con scarso successo ( sono citati nella Tesi di dottorato di M. Curie) ). Dopo le prime fallimentari prove, H. Becquerel pensò di testare i Sali di Uranio. Perché proprio i Sali d’Uranio? Fu un’intuizione geniale? Un caso ? Con certezza assoluta non è possibile stabilirlo, però che nell’ ambito familiare fosse presente una discreta quantità di questi sali, fu senza ombra di dubbio il motivo per cui la sorte favorì Henri Becquerel nella scoperta dei “Raggi Uranici”. Henri Becquerel, era convinto che una lunga esposizione dei sali di Uranio alla radiazione solare potesse essere la causa generatrice di Raggi X. Henri Becquerel Egli predispose tutto quanto era necessario per la realizzazione di un esperimento a verifica della sua ipotesi, ma l’esperimento venne bloccato per alcuni giorni a causa del cielo coperto e della pioggia e grande fu la sua sorpresa nel prendere atto che alcune lastre fotografiche, che si trovavano all’interno dello stesso cassetto dove erano riposti i sali di uranio, erano rimaste comunque impressionate (annerite) nonostante fossero conservate ben sigillate in assenza di sorgenti luminose. La radiazione che aveva causato quell’impressione non poteva essersi sprigionata dal nulla ma la sola ipotesi plausibile era che essa provenisse proprio dai sali di uranio. “ …. la durata dell’emissione di questi raggi è del tutto al di fuori dei fenomeni ordinari di fosforescenza, e non si è ancora potuto riconoscere dove l’Uranio prenda l’energia necessaria che emette con una persistenza così lunga ….” Becquerel avanzò dunque l’ipotesi che l’Uranio emettesse spontaneamente, per sua natura, “Raggi” che lui chiamò “Raggi Uranici”. dei Tenne una prima comunicazione su queste sue osservazioni a “l’Acadèmie des Sciences de Paris”. Egli condusse poi altri esperimenti ai quali seguirono nuove comunicazioni all’Accademia delle Scienze di Parigi in cui Becquerel parlò delle proprietà caratteristiche dei Raggi Uranici. I Raggi Uranici venivano emessi dunque dai sali di uranio in assenza di sorgenti luminose. impressionavano le lastre fotografiche, attraversavano corpi opachi, rendevano l’aria conduttrice di elettricità e altro non potevano essere se non una proprietà atomica dell’Uranio . A conferma di quest’ultimo assunto, nel Maggio 1896 H. Becquerel poté verificare che un campione di Uranio puro , che gli era stato fornito dal Signor H. Moissan, emetteva questa radiazione. Queste osservazioni non erano ancora collocate in un quadro teorico organico e lasciavano spazio a ulteriori possibilità di ricerca. Intanto contemporaneamente ai primi esperimenti di H. Becquerel (1896), al di là della “Manica” al Cavendish Laboratory di Cambridge J. J. Thomson aveva verificato che i Raggi Rontgen (X) rendevano l’aria conduttrice (ionizzavano l’aria). In collaborazione con il suo giovane allievo, il neozelandese Ernest Rutherford, Joseph Johnn Thomson aveva ideato e realizzato un “Collettore di Ioni”. Collegando il “Collettore di Ioni” a un elettrometro i due ottennero misure quantitative dell’Intensità di corrente elettrica, e poterono stabilire che essa era proporzionale all’Intensità dei Raggi emessi. IC.E. IR.E. Nell’anno successivo (1897) a Cambridge J. J. Thomson aveva osservato che i Raggi Catodici, oltre ad essere deflessi da un Campo Magnetico, venivano deflessi anche da un Campo Elettrico. Combinando l’azione di entrambi i Campi, egli riuscì a determinare il valore del rapporto (e / m) dei corpuscoli costituenti i Raggi Catodici e giunse alla scoperta degli “elettroni”. Il 1898 risultò un anno di fondamentale inportanza per queste ricerche : E. Rutherford fu chiamato in cattedra in Canada, più esattamente a Montreal alla Mc Gill University e qui , in analogia con il lavoro svolto in collaborazione con J.J. Thomson ,utilizzò il “Collettore di Ioni” per studiare la ionizzazione prodotta dai Raggi Uranici di Becquerel. (I risultati delle sue ricerche comparvero sul “Phlosophical Magazine” nel gennaio del 1899) Collegando il Collettore di ioni con l’elettrometro, Rutherford fu in grado di misurare il valore assoluto dell’Intensità della Radiazione Uranica. Egli schermò poi progressivamente la sorgente con lamierini di Alluminio e osservò una progressiva diminuzione dell’Intensità della Radiazione in funzione del numero dei lamierini utilizzati. A partire dall’inserimento di un 4° lamierino, egli notò una forte diminuzione di Intensità che tuttavia continuava ad assumere un valore diverso da zero. Questo fatto lo indusse prima a ipotizzare l’esistenza nella radiazione di due poco penetrante e la seconda debolmente ionizzante ma componenti, la con una capacità di penetrazione simile a quella dei Raggi X. Chiamò queste Radiazioni α e β . In questo contesto, Marie Sklodowska-Curie, risoluta nel raggiungere mete sempre più elevate negli studi, donna si era iscritta al Dottorato di Ricerca in Scienze. ( da notare che in tutta Europa nessuna prima di lei aveva pensato mai di conseguire questo titolo) ed era alla ricerca di un argomento all’avanguardia per la sua tesi di dottorato. Esaminò perciò varie pubblicazioni scientifiche. Uno degli articoli scritti da Becquerel sui Raggi Uranici , che lasciava spazio a ulteriori indagini sperimentali per chiarire interrogativi da lui posti e non ancora risolti, le sembrò quello giusto per intraprendere un’ interessante e promettente serie di ricerche. Ella decise perciò di dedicarsi allo studio dei “Raggi Uranici” esaminando l’elettrizzazione dell’aria da essi prodotta, favorita dal fatto di poter misurare con precisione la quantità di ioni prodotti ,disponendo dello strumento che alcuni anni prima il marito Pierre e il fratello Jacques, avevano realizzato, l’elettrometro a quarzo piezoelettrico . Elettrometro di Pierre e Jacques Curie Amperometro Ebbe così inizio un’appassionante avventura : cercare tra gli 82 elementi costituenti all’epoca la tavola di Mendeleev, se oltre all’uranio anche qualche altro elemento fosse in grado di generare i “Raggi Uranici” di Becquerel. Dopo una prima serie di ricerche, Marie scoprì che cosiddetti “Raggi Uranici”. E’ fu in seguito a questa scoperta che Marie il Torio, oltre all’Uranio, generava fece uso i per la prima volta del termine “Radioattività” per indicare quella proprietà comune e interna ai due elementi ( Uranio e Torio) di emettere la radiazione misurata. La ricerca si fece sempre più appassionante e interessante. Marie si limitò inizialmente ad effettuare un semplice confronto tra le intensità di corrente delle cariche prodotte nell’aria sia dall’uranio che dal torio. Nell’analizzare poi la pechblenda, Ella si accorse che la “radioattività di quel minerale ”, valutata attraverso l’elettrizzazione dell’aria, era 4 volte maggiore di quella prodotta da un sale di uranio contenente la medesima quantità di quell’ elemento. Pensò che si trattasse di un errore e perciò rifece più volte le misure , ma finì col convincersi, a causa dei risultati ottenuti, che nella pechblenda dovesse celarsi un elemento radioattivo sconosciuto , in quantità talmente piccola da essere sfuggito all’accuratissima analisi chimica di bravissimi Ricercatori. Il 12 aprile del 1898 , Marie presentò tramite il suo Professore Gabriel Lippmann una breve comunicazione all’Accademia delle Scienze di Parigi riguardante il suo lavoro. (*) Nel seguito del discorso ho inserito una traduzione della “Comunicazione” pubblicata sul t. 126 dei Comptes Rendus del 1898. Se qualcuno fosse interessato ad avere fotocopia dell’originale scritto in Francese può farne richiesta al sottoscritto. PHYSIQUE. – Rayons émis par les composés de l’uranium et du thorium. Note de Mme SKLODOWSKA – CURIE (1) (1)Ce travail a été fait à l’Ecole municipale de Physique et de Chimie industrielles), présentée par M. Lippmann. « Io ho studiato la conducibilità dell’aria sotto l’influenza dei raggi uranici, scoperti dal Signor Becquerel, e ho ricercato se altri corpi oltre ai composti dell’uranio fossero suscettibili di rendere l’aria conduttrice di elettricità. Io ho impiegato per tale studio un condensatore a facce piane parallele (dischi) o (piatti) ; una delle facce era ricoperta di uno strato uniforme di uranio o di un’altra sostanza finemente polverizzata. ( Diametro delle facce 8 cm. ; distanza tra le facce 3 cm). cm). E’ stata stabilita tra le facce una differenza di potenziale di 100 volts. volts. La corrente che attraversava il condensatore era misurata in valore assoluto per mezzo di un elettrometro e di un quarzo piezoelettrico. Ho esaminato un gran numero di metalli, sali, ossidi e minerali (22) (2) L’uranio impiegato per questo studio è stato dato dal Signor Moissan . I sali e gli ossidi prodotti puri, erano provenienti dal laboratorio del Signor Etard della Scuola di Fisica e di Chimica. Chimica Il Signor Lacroix ha voluto gentilmente procurarmi alcuni campioni di Museo. Alcuni ossidi rari e puri sono stati donati dal Signor Demarcay. minerali di provenienza nota , della collezione del Museo Demarcay Io ringrazio questi Signori per le loro cortesie). La tabella sotto riportata dà, per ciascuna sostanza, l’intensità della corrente ( i ) in Ampères (ordine di grandezza 10-11). Le sostanze da me studiate e che non compaiono nella tabella sono almeno 100 volte meno attive dell’uranio. Sostanza Intensità di corrente (i) in Ampère Uranio contenente tracce di carbonio Ossido di uranio nero U2O5 24 27 10-12 10-12 Ossido di uranio verde U3O8 18 10-12 12 10-12 Acido uranico idrato 6 10-12 Nitrato di uranile, solfato uranoso, solfato di uranile e di potassio circa Chalcolite artificiale (fosfato di rame e uranile) 7 10-12 9 10-12 Ossido di torio in strato di spessore 0,25 mm 22 10-12 Ossido di torio in strato di spessore 53 10-12 8 10-12 2 0,3 83 16 67 52 27 da 2 a 14 20 11 da 3 a 7 molto 10-12 10-12 10-12 10-12 10-12 10-12 10-12 10-12 10-12 10-12 10-12 attiva Uranato d’ammonio, di potassio, di sodio, circa 6 mm Solfato di torio Fluossitantalato di potassio Fluossiniobiato di potassio e ossido di cerio Pechblenda di Johanngeorgenstadt Pechblenda di Cornovaglia Pechblenda di Joachimsthal e di Pzibran Chalcolite naturale Autunite Thoriti diverse Orangite Samarskite Fergusonite, monazite, xénotime, niobite, eschynite Cléveite Tutti i composti dell’uranio che sono stati studiati sono risultati molto attivi e sono tanto più attivi quanto più uranio essi contengono. I composti del torio sono molto attivi. attivi. L’ossido di torio è di gran lunga più attivo dello stesso uranio metallico. metallico. E’ da sottolineare sottolineare che i due elementi più attivi, l’uranio e il torio , sono quelli che possiedono il più elevato peso atomico. atomico. Il cerio, il niobio e il tantalio sembrano essere debolmente attivi. Il fosforo bianco è molto attivo, ma la sua azione è probabilmente di natura diversa rispetto a quella dell’uranio e del torio. Infatti , il fosforo non è attivo né allo stato di fosforo rosso né allo stato di fosfato. I minerali che hanno mostrato di essere attivi contengono tutti elementi attivi. Due minerali di uranio : la pechblenda (ossido di uranio) e la chalcolite (fosfato di rame e uranile) sono molto più attivi dello stesso uranio. uranio. Questo fatto è degno di nota e ci induce a credere che questi minerali possano contenere un elemento molto più attivo attivo dell’uranio stesso. Io ho preparato (sintetizzato) la chalcolite secondo il metodo di (H. Jules) Debray a partire da reagenti puri, e questa chalcolite artificiale non risulta affatto più attiva di altri sali di uranio. Assorbimento – Gli effetti effetti prodotti dalle sostanze attive aumentano con lo spessore dello strato impiegato. Tale aumento è molto debole per i composti di uranio; uranio; esso è considerevole per l’ossido di torio che sembra così parzialmente trasparente per i raggi che emette. Per studiare la trasparenza di varie sostanze, si posiziona un sottile lamierino ( di tali sostanze) al di sopra dello strato attivo. L’assorbimento è sempre molto forte. ottile spessore. Tuttavia la radiazione attraversa i metalli, il vetro, l’ebanite e la carta di ssottile spessore Ecco la frazione di radiazione trasmessa attraverso un lamierino di alluminio spesso 0.01 mm: 0,2 mm per l’uranio, uranato di ammonio , ossido uranoso, chalcolite artificiale. 0,33 mm per la pechblenda e la chalcolite naturale. 0,4 mm per l’ossido di torio e il solfato di torio in strato di 0,5 mm. 0,7 mm per l’ossido di torio in strati di 6 mm. Si nota che i composti di uno stesso metallo emettono radiazioni assorbite in modo uguale. I raggi emessi dal torio sono più penetranti di quelli emessi dall’uranio; infine l’ossido di torio in uno strato spesso emette raggi molto più penetranti di quelli emessi da uno strato sottile. Impressioni fotografiche. Io ho ottenuto delle buone impressioni fotografiche con ll’uranio, ’uranio, ossidi di uranio, la pechblenda, la chalcolite, ossidi di torio. Tali corpi agivano a piccole distanze, sia attraverso l’aria, sia attraverso il vetro, sia attraverso l’alluminio. Il solfato di torio fornisce immagini più deboli e il flussitantalato flussitantalato di potassio dà immagini debolissime. Analogia con i raggi secondari della radiazione Rontgen. Rontgen Le proprietà dei raggi emessi dall’uranio e dal torio sono molto simili a quelle dei raggi secondari della radiazione Rontgen, studiati di recente dal Signor Sagnac. Ho constatato inoltre che, sotto l’azione dei raggi di Rontgen, l’uranio, la pechblenda e l’ossido di torio emettono raggi secondari che, dal punto di vista della scarica dei corpi elettrizzati,fanno (producono) generalmente un effetto maggiore (di quello prodotto dai)dei raggi secondari del piombo. Tra i metalli studiati dal Signor Sagnac , l’uranio e il torio si posizionerebbero rispettivamente prima e dopo il piombo. Per interpretare la radiazione spontanea dell’uranio e del torio si potrebbe immaginare tutto lo spazio costantemente attraversato da raggi analoghi ai raggi Rontgen ma molto più penetranti e impossibili da assorbire se non da parte di alcuni elementi ad elevato peso atomico, come l’uranio e il torio. La comunicazione pur ritenuta interessante, lasciò non del tutto convinta la Comunità Scientifica , in quanto occorreva produrre prove più convincenti. La ricerca della sostanza sconosciuta cercata appariva difficile, in quanto nella direzione d’indagine prefissata da Marie, il Metodo utilizzato era nuovo, ma le “ separazioni successive” relative alle analisi chimiche venivano però condotte secondo i mezzi ordinari della Chimica. Il 14 aprile 1898 Pierre pensò allora di sospendere ogni sua ricerca per dedicarsi a quelle intraprese da sua moglie aiutandola nel suo immane lavoro. Da quel momento i Resoconti delle loro attività non furono più separati ma comuni. Nei primi giorni di luglio 1898 essi analizzarono un campione che presentava una radioattività 400 volte più forte di quella dell’uranio e il 13 luglio presentarono una “nota” in cui annunciavano la possibile esistenza di un nuovo elemento, il “Polonio” . Come nome di questo presunto “nuovo elemento” venne scelto “Polonio” per onorare la tanto martoriata Polonia, Paese d’origine di Marie. Alle ricerche interrotte a un certo punto per mancanza di materiale , fece seguito una comunicazione di Becquerel per conto dei Curie all’Accademia delle Scienze di di Parigi (*) che per l’appunto riportava quanto sopra è stato riportato. Anche di questa “Comunicazione” si riporta di seguito una traduzione dal Francese da me effettuata. Gli interessati ad avere una copia fotostatica del testo francese riportato sul n° 127 dei Comptes Rendus 1898 possono rivolgersi al sottoscritto. Membres de l’Académie des sciences depuis sa création : Pierre Curie « Sur une substance nouvelle radioactive, contenue dans la pechnlende » Note de P. et M. Curie C. R. T. 127 (1898) 175 - 178 PHYSICOPHYSICO-CHIMIE - Sur une substance nouvelle radioradio-active, contenue dans la pechblende (1) (1) Questo lavoro è stato fatto alla Scuola municipale di Fisica e Chimica industriale. Ringraziamo tutti particolarmente il Signor Signor Bémont , capo dei lavori di Chimica, per i consigli e l’aiuto che ci ha dato. Comptes Rendus 1898 2° semestre Tomo CXXVII, n°3 Nota del Signor P. Curie e della Sig.a Sklodowska –Curie, presentata dal Signor Becquerel. Becquerel. Alcuni minerali contenenti uranio e torio ( pechblenda, chalcolite, uranite) sono molto attivi dal punto di vista delle emissioni dei raggi Becquerel. In un precedente lavoro , uno di noi ha dimostrato che l’attività di questi minerali è anche maggiore maggiore di quella dell’uranio e del torio, e ha espresso l’opinione che tale effetto fosse dovuto a qualche altra sostanza molto attiva rinchiusa (contenuta) in piccole quantità in questi minerali. (1) (1) Mme SKLODOWSKASKLODOWSKA- CURIE, Comptes Rendus, t. CXXVI, p. 1101 Lo studio dei composti dell’uranio e del torio aveva, infatti, mostrato che la proprietà di emettere dei raggi che rendono l’aria conduttrice e che agiscono sulle lastre fotografiche, è una proprietà specifica dell’uranio e del torio che si ritrova in tutti tutti i composti di questi metalli, tanto più debole quanto più debole è la stessa percentuale di metallo attivo presente nel composto ( in misura proporzionale alla percentuale di metallo attivo presente nel composto). Lo stato fisico delle sostanze sembra dunque avere un’importanza del tutto marginale. Diverse esperimenti hanno mostrato che lo stato di miscela delle sostanze sembra agire solo facendo variare la proporzione dei corpi attivi e l’assorbimento prodotto dalle sostanze inerti. Alcune cause cause ( come la presenza di impurità ) che hanno un così grande effetto sulla fosforescenza e sulla fluorescenza , qui sono prive di azione (non agiscono affatto). E’ quindi molto probabile che se certi minerali risultano più attivi dell’uranio e del torio, torio, è perché essi contengano una sostanza più attiva di questi metalli. Noi abbiamo cercato di isolare queste sostanze nella pechblenda, e la sperimentazione ha confermato le previsioni (ipotesi) precedenti (precedentemente effettuate). Le nostre ricerche ricerche chimiche sono state costantemente guidate dal controllo dell’attività radiante dei prodotti separati in ogni operazione. Ogni prodotto è posto su una delle due facce di un condensatore, e la conducibilità acquistata dall’aria è stata misurata con l’ausilio di un elettrometro a quarzo piezoelettrico, come nel lavoro citato . Si ottiene non soltanto un’indicazione, ma un numero che fornisce una misura dell’abbondanza del prodotto (presente) nella sostanza attiva. La pechblenda che noi abbiamo analizzato analizzato era circa due volte e mezzo più attiva dell’uranio (posto) nel nostro apparecchio ( condensatore) a facce piane (piatti) o ( dischi). Noi abbiamo attaccato (trattato) quello (il materiale) con acidi e abbiamo trattato la soluzione ottenuta con l’idrogeno l’idrogeno solforato (solfuro di idrogeno). L’uranio e il torio rimangono nella soluzione. Noi abbiamo notato i seguenti fatti: I solfuri precipitati contengono una sostanza molto attiva unitamente a piombo, bismuto, rame, arsenico e antimonio. Questa sostanza sostanza è interamente ( completamente) insolubile nel solfuro di ammonio che la separa dall’arsenico e dall’antimonio. Poiché i solfuri insolubili in solfuro d’ammonio vengono disciolti in acido nitrico, la sostanza attiva potrebbe essere parzialmente separata separata dal piombo con acido solforico. Lavando il solfato di piombo con acido solforico diluito, si riesce a sciogliere in gran parte la sostanza attiva precipitata con solfato di piombo. La sostanza attiva trovandosi con il bismuto e il rame viene completamente completamente precipitata dall’ammoniaca, che la separa dal rame. Infine il corpo attivo rimane con il bismuto. Noi non abbiamo trovato ancora alcun procedimento esatto per separare la sostanza attiva dal bismuto, per via umida. Abbiamo intanto effettuato separazioni incomplete (parziali) basate sui seguenti fatti: Nella dissoluzione (nello sciogliere) dei solfuri con l’acido nitrico, le parti più facili da dissolvere sono quelle meno attive ( con minore attività ). Nelle precipitazioni dei sali in acqua le parti che precipitano per prime sono di gran lunga più attive. Noi abbiamo osservato che riscaldando la pechblenda si ottenevano per sublimazione prodotti molto attivi. Questo fatto ci ha spinti ad un processo di separazione basato sulla differenza differenza di volatilità tra il solfuro attivo e il solfuro di bismuto. Si riscaldano i solfuri a temperature intorno ai 700°C in un tubo di vetro (cristallo) di Boemia in cui è stato praticato il vuoto. Il solfuro attivo si deposita sotto forma di rivestimento nero nelle zone del tubo dove vi sono 250°250°- 300° mentre il solfuro di bismuto resta nelle parti ( zone) più calde. Ripetendo queste operazioni ,si ottengono prodotti sempre più attivi. Alla fine noi abbiamo ottenuto una sostanza la cui attività risulta circa 400 volte più grande di quella dell’uranio.. Abbiamo cercato tra i corpi attualmente noti se ve ne fossero di più attivi. Abbiamo esaminato i composti di quasi tutti i corpi semplici ( sostanze elementari); grazie alla cortesia di molti chimici, abbiamo ricevuto campioni di sostanze molto rare . In verità uranio e torio, sono i soli attivi, il tantalio potrebbe esserlo ma molto debolmente. debolmente. Siamo dunque convinti che la sostanza estratta dalla pechblenda contenga un metallo non ancora segnalato (noto) (scoperto), vicino al bismuto in virtù delle sue proprietà analitiche. Se l’esistenza di questo nuovo metallo sarà confermata, noi proponiamo di chiamarlo “Polonio”, Polonio”, dal nome del Paese originario di uno di noi. Il Signor Demarcay ha voluto cortesemente cortesemente analizzare lo spettro del corpo (sostanza) che noi studiamo. Egli non ha potuto distinguere alcuna riga caratteristica al di fuori di quelle dovute alle impurità. Questo fatto non favorisce l’idea dell’esistenza di un nuovo metallo ( elemento). elemento). Tuttavia il Signor Demarcay ci ha fatto notare che l’uranio, il torio e il tantalio danno luogo a spettri particolari, formati da linee innumerevoli, molto sottili , di difficile risoluzione.Ci risoluzione. sia concesso di sottolineare che se l’esistenza di un nuovo elemento verrà confermata, tale scoperta sarà dovuta al nuovo metodo investigativo fornito dai raggi di Becquerel. Dopo una breve vacanza per riprendere le forze, Pierre e Marie comiciarono a supporre che un secondo sconosciuto elemento potesse celarsi nel residuo radioattivo temporaneamente abbandonato, si misero al lavoro di buona lena per cercare quell’ elemento sconosciuto. All’inizio del mese di dicembre 1898 essi scoprirono il “Radio” che subito fece passare in second’ordine il “Polonio” in quanto la sua radioattività si rivelò essere 1.000.000 di volte maggiore di quella dell’uranio. Il 26 Dicembre 1898 Il Prof. Lippmann tenne per conto dei Curie una nuova comunicazione all’Accademia delle Scienze di Parigi nella quale avanzò l’ipotesi dell’esistenza di un secondo nuovo elemento . Questa volta la Comunità Scientifica non poté lasciar passare inosservato il discorso di Lippmann, anche se occorreva produrre prove concrete che dimostrassero la reale esistenza del nuovo elemento. Era dunque necessario isolare questa nuova sostanza che doveva essere piuttosto rara sulla faccia della Terra e, provarne l’esistenza, non sarebbe stata cosa semplice. Pierre e Maria decisero di rimettersi al lavoro stimando che per raggiungere il loro obbiettivo sarebbe stato necessario analizzare diverse tonnellate di pechblenda . Un’impresa austriaca cedette i residui della pechblenda da essa utilizzata per estrazioni di U e consentì ai due Scienziati di proseguire le loro ricerche. Occorreva cercare un luogo in cui si potesse riporre il materiale da analizzare e un locale piuttosto spazioso dove poter trattare chimicamente le tonnellate di pechblenda necessarie per lo scopo. I due ricercatori riuscirono ad ottenere l’autorizzazione a occupare un vecchio hangar dislocato in fondo al cortile della Scuola Municipale di Fisica di Parigi dove insegnava Pierre. Le condizioni di lavoro dei ricercatori europei di quel tempo risultavano molto precarie ma, in quel caso, venne battuto ogni record. L’edificio era di legno , aperto a tutti i venti , il pavimento in terra battuta , il tetto mezzo scoperchiato. Unica suppellettile presente un vecchio tavolo tarlato. In compenso però i due scienziati avevano a loro disposizione l’ampio cortile come deposito per la pechblenda . Con un grande atto di coraggio essi si misero al lavoro utilizzando il prezioso elettrometro realizzato da Pierre , alcune vecchie pentole e qualche beccuccio. Sembrava più un lavoro da forzati che da ricercatori. Occorreva, con operazioni chimiche di selezione, eliminare in fasi successive , tutti gli altri elementi presenti nella pechblenda ad eccezione di quello ricercato. Maria agitava con un grosso paiolo metallico litri e litri di soluzione e nell’ambiente si disperdevano vapori acri. Man mano che avvenivano le eliminazioni, la radioattività misurata del residuo diventava straordinariamente sempre più forte. Giorno dopo giorno, sacco dopo sacco, in un’atmosfera infernale per il calore e per i vapori acidi, vennero racimolati piccoli mucchietti di polvere residua sempre più radioattiva. Al termine di lunghi mesi di lavoro, Marie finalmente era riuscita a selezionare un decigrammo (10-4 Kg) di Radio che, ben nascosto nella pechblenda, si trovava in proporzione di uno a un milione. Tuttavia ella era ben lontana dall’essere riuscita a svelare tutti i segreti di quella sostanza anche se con grande intuizione era riuscita a percepirli , grazie anche all’ aiuto di Pierre. Il Radio scoperto, di cui Marie determinò anche il P.A. (205), si mostrò “una una creatura magnificamente utile “ soprattutto nella lotta contro il Cancro. L’industriale francese Armet de Lisle propose di aprire un’officina per fabbricare su vasta scala questo elemento onde poterlo fornirlo ai Medici che curavano i Tumori Maligni ( ricordiamo tra gli altri i Dott. Boichard e Balthazard ai quali i Curie fornirono la necessaria collaborazione scientifica ). Il Radio ebbe anche una quotazione : 750.000 (franchi oro / grammo). Le scoperte del Polonio prima e poi del Radio ebbero una vasta eco in tutto il mondo. Nel Gennaio 1903 Pierre Curie , venne informato dall’Accademia delle Scienze di Parigi di essere stato proposto come candidato al Premio Nobel in Fisica con il Prof. H. Becquerel, membro dell’Accademia delle Scienze , per la scoperta e i lavori effettuati sui “Raggi Uranici”. Immediata e decisa la risposta (protesta) di Pierre che chiese con fermezza di poter associare al suo nome quello della moglie Marie con la quale aveva condiviso il lavoro di ricerca : “Sarebbe per me un grande onore ( ricevere ricevere il Premio Nobel ), tuttavia io desidero vivamente condividerlo (questo onore) con M.me Curie e vorrei che noi fossimo considerati solidali (soci) visto che lo siamo stati di fatto nei nostri lavori. M.me Curie ha studiato le proprietà radioattive radioattive dei sali di Uranio e di Torio e dei minerali radioattivi. radioattivi. E’ Lei che ha avuto il coraggio di intraprendere le ricerche chimiche dei nuovi elementi, che ha effettuato tutti i frazionamenti Peso so Atomico di questo metallo, infine è lei che ha necessari per la separazione del Radio ed ha determinato il Pe contribuito, con il suo ruolo,, allo studio della Radiazione e alla scoperta della radioattività . Mi pare che, se non la considerassimo associata a noi in questa circostanza, sarebbe come dichiarare dichiarare che in un qualche modo lei ha avuto solo il compito marginale di preparatrice (Assistente), cosa che non corrisponde alla realtà dei fatti. Vi prego, di scusarmi per l’impertinenza di questa lettera , poiché io non ho assolutamente alcun diritto di fare osservazioni ma non posso far passare il caso in questione inosservato”. Il 14 Novembre 1903 il Prof. Olof Christopher Aurivillius, Segretario della Reale Accademia Svedese delle Scienze, annunciò, in via del tutto riservata, ai coniugi Curie e a Becquerel la decisione del Comitato della Reale Accademia Svedese , di assegnare ai Ricercatori Francesi : (congiuntamente), Henri Becquerel – Pierre Curie e Marie Sklodowska Curie il Premio Nobel in Fisica per l’anno 1903. I tre ricevettero l’invito a recarsi a Stoccolma per partecipare alla Cerimonia di assegnazione dei Premi prevista per il 10 di Dicembre (giorno commemorativo della scomparsa di Alfred Nobel) e per ritirare Diploma e Medaglia d’oro personalmente dalle mani di S.M. il Re Oscar II di Svezia. I Curie ringraziarono cordialmente, onorati per l’alto riconoscimento loro assegnato, ma aggiunsero che non avrebbero preso parte alla cerimonia del 10 Dicembre a causa di inderogabili impegni relativi ai loro rispettivi incarichi di insegnamento ed anche perché la Signora Marie Sklodowska-Curie non si era del tutto ripresa da problemi di salute accusati nel corso dell’estate precedente. L’articolo 9 dello Statuto della Fondazione Nobel però obbligava i vincitori del “Premio” a tenere entro i sei mesi successivi al 10 Dicembre una Conferenza Pubblica in Stoccolma e i coniugi Curie, ligi al dovere, decisero che l’avrebbero tenuta o nel mese di aprile o in giugno dell’anno successivo durante il periodo di pausa dalle lezioni. Il 6 GIUGNO del 1905 i Curie erano a Stoccolma per parlare delle loro ricerche e delle “scoperte ” da loro effettuate. “Quel Quel giorno il salone dell’Accademia, brillantemente illuminato, echeggiava di mille conversazioni, troppo sfarzoso per i nostri due riservati ricercatori, abituati a lavorare alla fioca e calda luce della loro lampada che favoriva con il suo tepore una conversazione intima e sottovoce “. “Alla sala sala si accedeva attraverso una passatoia lungo la quale Pierre accompagnò amorevolmente Marie a prendere posto nella platea in mezzo alle belle ed eleganti signore della corte svedese sfoggianti i loro luccicanti e preziosi gioielli. gioielli “Q Qualche ora dopo, nell’intimità della loro camera d’albergo, Pierre e Maria calcolarono mentalmente il numero di laboratori che si sarebbero, ipoteticamente, potuti allestire con l’ immenso valore economico di quei luccicanti monili” ( Vita della Signora Curie a cura di Eve Curie) . I due fisici francesi serbavano vivo nel loro cuore il desiderio di avere a disposizione un giorno “un laboratorio vero ( decente e ben attrezzato)” e tutto quello sfarzo rappresentava per loro una mortificante frustrazione. “Marie prese posto nella grande sala senza proferire parola, anche perché nessuno le fece domande. Terminato il discorso di Pierre, nessuno le chiese nulla”. Questo freddo atteggiamento nei suoi riguardi non la turbò minimamente in quanto conosceva bene il pensiero largamente dominante a quel tempo. Era risaputo che solo lui il Professore, suo malgrado integerrimo, avrebbe parlato per esporre visto che godeva fama di uomo Teoria e Lavori sperimentali per lungo tempo discussi, condivisi e realizzati con la moglie, mentre Marie in quell’ affascinante avventura era considerata semplicemente un’ Assistente del Professore (marito). Certamente a quell’epoca le cose non potevano andare diversamente per una “donna” anche se, ad onore della verità, Pierre nel suo discorso citò Marie ben 10 volte, citò se stesso solo 5 volte e usò il “noi” ( non come plurale maiestatis) in altre 5 circostanze. Intanto Marie rimase silente in mezzo alle belle ed eleganti dame svedesi. Mentre il suo adorato marito esponeva alla platea i risultati del lungo e faticoso lavoro dedicato alla ricerca dell’elemento misterioso nascosto nella pechblenda, le immagini delle spossanti fatiche che l’avevano accompagnata quotidianamente nella ricerca dei nuovi elementi, e di un passato non molto lontano rivivevano davanti ai suoi occhi. Dopo tanta fatica, tanti sacrifici e tanta povertà finalmente la gloria, l’assillante assalto dei giornalisti che indusse i due Ricercatori a isolarsi dal resto del mondo per non essere importunati. Anche una discreta somma di denaro giunse proprio a proposito per rendere le condizioni di vita familiare meno dure. Tuttavia come era già accaduto in passato, con slancio di altruismo Marie volle devolvere buona parte del premio in favore della sorella Bronia e del cognato,medici impegnati nella costruzione di un sanatorio a Zakopane in Polonia dove i coniugi Dluski si erano trasferiti . La gloria e il successo nonché le cambiate condizioni economiche non cambiarono però le abitudini dei coniugi Curie. Pierre continuò le ricerche con Debierne che scoprirà di lì a poco l’Attinio, Marie oltre che assolvere al compito di mamma , la figlia Irene era nata nel 1897, continuò nelle sue ricerche. Tutto ora procedeva per il meglio senza eccessi e con la consueta parsimonia economica, memori di un recente passato non proprio loro favorevole. Pierre infatti qualche anno prima aveva chiesto di poter ottenere la cattedra di Fisica alla Sorbona, spinto nell’iniziativa dal Prof. Friedel, ma non essendo un “normalista” e poiché i suoi studi non erano di estrazione Politecnica fu battuto da un normalista. L’Università di Ginevra allora gli propose una Cattedra e l’assunzione di Marie come tecnico di laboratorio, ma dopo qualche incertezza i due Ricercatori francesi rinunciano alla proposta per poter continuare le loro amate anche se sacrificanti ricerche a Parigi. Pierre accettò di insegnare al P. C. N. (Physique ,Chimie, Sciences Naturelles) annesso alla Sorbona e Marie come docente di Fisica alla Scuola Superiore delle Giovinette di Sèvres. Marie Curie con quattro delle sue allieve di Sevres Nel 1902 Pierre venne anche proposto come candidato per essere ascritto tra i Membri dell’Accademia delle Scienze di Parigi ma, nonostante le previsioni lo indicassero super favorito, fu battuto da Amagat. Venne avanzata per ben due volte la proposta di conferirgli la “Legione d’Onore” ma Pierre, notevolmente contrariato e amareggiato per le precedenti delusioni, la respinse . Dopo il 10 Dicembre 1903 però le cose cambiarono i Curie divennero famosi in tutto il mondo, furono invitati a pranzo all’Eliseo ospiti del Presidente Loubet, conobbero i Reali di Grecia, e il loro nome divenne un “gran gran nome” nome come definì la secondogenita Eve Curie ( n. nel 1904) nel suo romanzo “Vita della Signora Curie”. La raggiunta agiatezza economica consentì alla coppia una vita più serena e tranquilla, fatta anche di appagamento dei loro interessi culturali. Essi potevano ora frequentare Mostre di Pittura, andare a Teatro per ascoltare Eleonora Duse, seguire spettacoli d’avanguardia, assistere come spettatori ad alcune sedute medianiche tenute da M.me Eusapia Paladini incuriositi dal fenomeno di “levitazione” dei corpi , ma disdegnavano puntualmente le attività mondane come i ricevimenti ufficiali, ai quali partecipavano solo quando non potevano sottrarsi come in occasione dei banchetti dati in onore di Colleghi Ospiti Stranieri. Nel giardino di casa Curie un gruppetto di Scienziati (Debierne, Perrin. Langevin, Cotton. Sagnac, Guillaume e altri), al pomeriggio della domenica, puntualmente si ritrovava per discutere di raggi alfa , beta e gamma, per ideare nuovi progetti di ricerca. Con la fama giunsero : la nomina (1 Novembre 1904) di Marie a capo dei lavori di Fisica (Laboratorio annesso alla cattedra del Signor P. Curie), la nomina di Pierre all’Accademia delle Scienze di Parigi (3 luglio 1905) (anche se solo per un voto riuscì a spuntarla su altri colleghi) e la nomina a Professore di Ruolo alla Sorbona ( ma senza Laboratorio), per cui dovette riservarsi per le sue attività sperimentali uno spazio al P.C.N. e accettare il contributo offerto da una ricca mecenate per poter realizzare in via Cuvier un laboratorio decentemente attrezzato, adeguato ad ospitare le importanti attività dei due Scienziati ormai di chiara fama internazionale. A questo periodo di felicità e ricco di soddisfazioni, seguì nel 1906 un evento di estrema gravità , la prematura scomparsa di Pierre travolto da un carro trainato da cavalli. Ancora una volta Manya fu costretta a subire la sorte avversa. La Comunità Scientifica si strinse attorno a Lei e le offrì l’incarico di Fisica alla Sorbona sulla cattedra che era stata assegnata a Pierre. Nel 1908, due anni dopo, a Marie fu riconosciuto il titolo di Professore Ordinario. (Anche qui occorre ribadire che fu la prima donna ad ottenere un incarico di insegnamento alla Sorbona). In quel periodo di depressione psicologica le fu molto vicino un collega Fisico di lei più giovane, Paul Langevin. Poiché quest’ultimo era sposato e con figli, dura fu la reazione della moglie di Langevin, che fece diventare di pubblico dominio la relazione tra Marie e Paul e fece scoppiare uno scandalo dal momento che i giornalisti scrissero numerosi articoli sul caso definendo addirittura Marie : “una una straniera ladra di mariti” mariti "Il fuoco del radio, radio, che con il suo misterioso fascio ... ho appena acceso un fuoco nel cuore di uno degli scienziati che studia devotamente la sua azione, azione, e la moglie ed i figli di questo questo scienziato sono in lacrime ...." ...." - Le Journal, Journal, 4 NOVEMBRE 1911 Lo scandalo venne utilizzato per diffondere l’idea già in tanti già radicata secondo cui la Scienza non giovava alle donne in quanto le rendeva immorali e pericolose per la famiglia e per la società . Questo convincimento diffuso nella Società e la preclusione degli Accademici ad inserire le donne tra i Membri dell’Accademia delle Scienze di Parigi , fecero sì che Marie non venisse ascritta quale Membro de l’Académie Francaise des Sciences, infatti nel 1910 Marie presentò la sua candidatura ma venne battuta, anche se per un solo voto, da Eduard Branly . La scoperta del “Radio” e della sua utilità nella cura contro i tumori indusse Marie a impegnarsi in lunghe e faticose trattative perché venisse iniziato nel 1909 l’iter procedurale per la costituzione dell’Institut du Radium, che , grazie ai fondi messi a disposizione dell’Istituto Pasteur e dall’Università vedrà la luce nel 1914 in Rue Pierre Curie e diventerà noto a tutti come “Istituto Curie”, di cui Marie assunse la Direzione della Sezione di Fisica. Nel 1911, nonostante le polemiche sulla sua criticata condotta morale e la mancata ascrizione tra i Membri dell’Accademia di Parigi, L’Accademia Svedese delle Scienze la onorò con un secondo Premio Nobel questa volta in Chimica e tutto per Lei. Intanto venti di guerra soffiavano sull’Europa e Marie fu nuovamente chiamata a sopportare una nuova dura prova della vita che ancora una volta la vide protagonista nel 1914 quando fondò e organizzò il Servizio di Radiologia Mobile per il Fronte. Istruì un centinaio di Infermieri /e nella Tecnica Radiologica ( aveva installato un’apparecchiatura a Raggi X su un carro leggero chiamato in suo onore “la Petite Curie” e con questo girava per i campi di battaglia della Marna portandosi dietro la piccola Irene e faceva radiografie ai feriti ). Terminata la Prima Guerra Mondiale, Marie fu impegnata sia nelle sue ricerche contro il Cancro presso l’Istituto da lei fondato che nel reperire fondi per la Ricerca partecipando a diverse missioni scientifiche all’estero. Negli U.S.A., il 20 Maggio 1921, fu ricevuta dal Presidente Warren Harding che le consegnò 1 grammo di Radio offerto dal Movimento Americano per l’Emancipazione della Donna. Marie Curie si mostrò anche attiva più che mai nel combattere la diffusa anarchia regnante nel mondo della Ricerca e principalmente dell’Informazione Scientifica. Scrisse appunti di Fisica per i giovani studenti delle scuole medie superiori che Isabelle Chavenne , sua allieva , utilizzò per la pubblicazione di un libro che aveva la finalità di ricordare l’impegno di Marie Curie nella formazione scientifica dei giovani. Nel 1931 M. Curie fu anche a Roma tra i partecipanti al Congresso Internazionale organizzato da E. Fermi (11-17 ottobre), finanziato con 2.000.000 di £ dal Governo Fascista e aperto con un discorso di benvenuto agli illustri ospiti da parte del cav. Benito Mussolini, Congresso al quale parteciparono tra gli altri, Blackett, Bohr, Compton, Heisenberg, Millikan, Pauli . Ammalatasi di “Anemia Perniciosa Aplastica”, causata dalla esposizione per lungo tempo alle sostanze radioattive, Manya Sklodowska- Curie si trovava ospite del Sanatorio di Sancellemoz di Passy nell’Alta Savoia intenta a preparare il suo ultimo esperimento con l’Attinio quando la morte la colse il 4 Luglio del 1934. La sua salma ( rinchiusa in una bara foderata di Piombo a causa delle radiazioni) per volontà del Presidente F. Mitterand, fu portata assieme a quella di Pierre e tumulata nel 1995 al Pantheon di Parigi tra i “Grandi di Francia”. Terminerei il ricordo di questa “Grande Donna Scienziato” che ci ha lasciato in eredità numerose Pubblicazioni e vari Testi Scientifici, destinati non solo a specialisti della Materia ma anche alla formazione scientifica e morale delle giovani leve studentesche, con questo suo importante messaggio che lasciò nel 1933 in occasione della sua partecipazione al Convegno organizzato da Paul Valery sull’ Avvenire della Cultura : “Sono Sono tra coloro che pensano cle la Scienza abbia in sé una grande bellezza. Uno Scienziato nel suo Laboratorio non è soltanto un Tecnico; è anche un fanciullo posto di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come fossero fiabe. Dobbiamo avere un mezzo per comunicare all’esterno questo sentimento; non dobbiamo lasciar credere che il progresso scientifico si possa ridurre a meccanismi, a macchine, a ingranaggi i quali, d’altronde, posseggono anch’essi una loro propria bellezza. Non credo nemmeno che nel nostro mondo lo spirito avventuroso rischi di scomparire. Se intorno a me, vedo qualcosa di vitale è proprio lo spirito d’avventura che non sembra sradicabile e che assomiglia alla curiosità. …………. “ e su quanto scrisse nella biografia su Pierre Curie : “La La nostra Società , nella quale regna un forte desiderio di lusso e di ricchezza, non comprende il valore della Scienza. Essa non si accorge che (la Scienza ) fa parte del suo più prezioso patrimonio morale morale che è alla base di tutti i progressi che alleviano la vita dell’uomo e ne diminuiscono le sofferenze”. (M. Curie) Ennio Iannucci